Mi sono imbattuta in un post di un blog collegato al corriere della sera. Da leggere assolutamente.
http://www.corriere.it/alessandro-davenia-letti-da-rifare/18_febbraio_04/diffido-dell-istruzione-d0da810c-09dd-11e8-a34a-fc54918998f4.shtml
Non è così semplice però stare in relazione. Non lo si impara da un post. Occorre lavorare sul campo, stare con gli altri, anche con chi è spiacevole, fastidioso, provocatorio e oppositivo. Non è da tutti. Bisogna lavorarci su. Forse agli insegnanti questo lavoro è proprio indispensabile, o comunque a coloro che si occupano di far crescere le nuove generazioni. E' una responsabilità che dobbiamo prenderci insieme, come mondo adulto, come comunità, come cultura.
dott.ssa Francesca Lorusso
psicologa psicoterapeuta
lunedì 5 febbraio 2018
lunedì 11 settembre 2017
Primo giorno di scuola
Genitori, insegnanti, ragazzi e bambini insieme e in continua relazione possono stimolare generare conoscenza e apprendimento.
Spesso sono in evidenza in contenuti della conoscenza come obiettivo o esito/prodotto dell'incontro tra chi impara, chi insegna e chi accompagna chi impara. Si tende a mettere in secondo piano, o a dare per scontato, il processo relazionale nel quale circola il flusso di esperienza e di stimolazione: è in realtà proprio questo processo che facilita l'apprendimento e lo rende disponibile e ricco. Inoltre non può essere visto come un processo univoco e unidirezionale, chi insegna e chi impara, chi è grande e chi è piccolo, ma potremmo avere una visione più complessa ed intendere l'apprendimento come un processo multidirezionale, reciproco ed arricchente per tutti i protagonisti in gioco. Processo attento all'imprevisto come novità e inaspettato, che stimola curiosità verso l'altro e consapevolezza dell'essere in continua evoluzione e crescita.
A tutti buon anno scolastico, un anno che ci darà ancora tanto materiale ed esperienze da rendere bagaglio per il nostro viaggio!
giovedì 19 gennaio 2017
Welcome 2017!!!
Fatta la lista dei buoni propositi per l'anno nuovo?
Salutato il 2016?
Rispondo sì ad entrambi i quesiti. Volevo proprio farlo per bene, dedicando del tempo e ritualizzando ogni piccola azione.
Ripensando al 2016, saluto:
- le persone che sono mancate, e che mi mancheranno, mia zia Nunzia, la sorella maggiore di mio padre, Laura una vicina di casa dell'infanzia
- la mia cistifellea, una parte di me, insieme abbiamo fatto un bel pezzo di strada, non sarà più lo stesso senza di lei!
- il lavoro come educatrice, mi ha dato tanto e ha contributo a farmi diventare professionalmente quella che sono ora; ho chiuso con 2 cooperative con cui lavoravo da diverso tempo; ho chiuso con le famiglie che seguivo da veramente molto tempo
- i dubbi su quello che posso portare avanti come professionista, ho cominciato a credere sul serio di poter fare il "mio" lavoro
- il mio diploma come psicoterapeuta, che azzardo!
- la scuola primaria (le mie figlie ora fanno entrambe la secondaria) con annesse insegnanti, bidelle, genitori, luoghi e percorsi che vedrò da lontano come un ricordo
- un altro anno senza vacanze serie
- il tirocinio in Neuropsichiatria Infantile, è stata un'esperienza insostituibile, un carburante incredibile
- è nato il mio blog, un salto nel vuoto, un'impresa e una sfida per me
- qualche manutenzione straordinaria alla mia casetta (i serramenti, tapparelle nuove, svuotato la cantina, rubinetto che perdeva da un po') e alla mia supervoiture
- la prima volta dall'osteopata!!
- forse per la prima volta, un incontro ravvicinato con qualcuno che mi ha buttato in faccia tutto quello che pensava di me, in negativo!!!
- la partecipazione ad un talent con mia figlia!!! E questo davvero chi l'avrebbe mai detto!
- un'assicurazione sulla vita, con l'intenzione di farlo, cioè con la consapevolezza che potrebbe succedere che io non ci sia più, che il mondo potrebbe fare a meno di me e sopravvivere alla grande
- la scelta la scuola superiore di mia figlia, è stato un gran passo anche per me!! PS: è il mio stesso tipo di scuola....
- un'infezione della pelle: la pitiriasi rosea! Viene perché può venire, se ne va come è arrivata, non facendo nulla; una sorta di convivenza
- di aver fatto la segretaria ai seggi di due referendum
- un giorno/forse due che mi sono detta MAI PIU'
Al prossimo post i nuovi propositi.
Salutato il 2016?
Rispondo sì ad entrambi i quesiti. Volevo proprio farlo per bene, dedicando del tempo e ritualizzando ogni piccola azione.
Ripensando al 2016, saluto:
- le persone che sono mancate, e che mi mancheranno, mia zia Nunzia, la sorella maggiore di mio padre, Laura una vicina di casa dell'infanzia
- la mia cistifellea, una parte di me, insieme abbiamo fatto un bel pezzo di strada, non sarà più lo stesso senza di lei!
- il lavoro come educatrice, mi ha dato tanto e ha contributo a farmi diventare professionalmente quella che sono ora; ho chiuso con 2 cooperative con cui lavoravo da diverso tempo; ho chiuso con le famiglie che seguivo da veramente molto tempo
- i dubbi su quello che posso portare avanti come professionista, ho cominciato a credere sul serio di poter fare il "mio" lavoro
- il mio diploma come psicoterapeuta, che azzardo!
- la scuola primaria (le mie figlie ora fanno entrambe la secondaria) con annesse insegnanti, bidelle, genitori, luoghi e percorsi che vedrò da lontano come un ricordo
- un altro anno senza vacanze serie
- il tirocinio in Neuropsichiatria Infantile, è stata un'esperienza insostituibile, un carburante incredibile
- è nato il mio blog, un salto nel vuoto, un'impresa e una sfida per me
- qualche manutenzione straordinaria alla mia casetta (i serramenti, tapparelle nuove, svuotato la cantina, rubinetto che perdeva da un po') e alla mia supervoiture
- la prima volta dall'osteopata!!
- forse per la prima volta, un incontro ravvicinato con qualcuno che mi ha buttato in faccia tutto quello che pensava di me, in negativo!!!
- la partecipazione ad un talent con mia figlia!!! E questo davvero chi l'avrebbe mai detto!
- un'assicurazione sulla vita, con l'intenzione di farlo, cioè con la consapevolezza che potrebbe succedere che io non ci sia più, che il mondo potrebbe fare a meno di me e sopravvivere alla grande
- la scelta la scuola superiore di mia figlia, è stato un gran passo anche per me!! PS: è il mio stesso tipo di scuola....
- un'infezione della pelle: la pitiriasi rosea! Viene perché può venire, se ne va come è arrivata, non facendo nulla; una sorta di convivenza
- di aver fatto la segretaria ai seggi di due referendum
- un giorno/forse due che mi sono detta MAI PIU'
Al prossimo post i nuovi propositi.
martedì 8 novembre 2016
November ideas
Idee di novembre
Ho cominciato a sfogliare la nuova agenda, parla del futuro. Pagine bianche, lisce, profumate.
E così ho profanato il futuro cominciando a scrivere di me, dei miei programmi, segnando i miei appunti da non dimenticare, le punteggiature che mi definiscono.
Adesso l'agenda è più mia, il futuro prende forma.
Osservo le piante che si adattano al nuovo corso stagionale, qualcuna mi ha già chiesto aiuto, ne ho dovute salutare altre ringraziando di quanto vissuto insieme, la maggior parte sembra sorridere.
Seguo le mie idee, le rendo argilla da manipolare. Non sempre ciò che prende forma mi convince, ma non mi scoraggio.
Ieri ho fatto i muffin con gocce di cioccolato, entrando in casa questa mattina sono stata accolta dal profumo dolce.
Ho cominciato a sfogliare la nuova agenda, parla del futuro. Pagine bianche, lisce, profumate.
E così ho profanato il futuro cominciando a scrivere di me, dei miei programmi, segnando i miei appunti da non dimenticare, le punteggiature che mi definiscono.
Adesso l'agenda è più mia, il futuro prende forma.
Osservo le piante che si adattano al nuovo corso stagionale, qualcuna mi ha già chiesto aiuto, ne ho dovute salutare altre ringraziando di quanto vissuto insieme, la maggior parte sembra sorridere.
Seguo le mie idee, le rendo argilla da manipolare. Non sempre ciò che prende forma mi convince, ma non mi scoraggio.
Ieri ho fatto i muffin con gocce di cioccolato, entrando in casa questa mattina sono stata accolta dal profumo dolce.
lunedì 10 ottobre 2016
I'm back, I'm here.
A tutti: eccomi, ci sono. Diversa da prima, sorpresa dell'adesso, entusiasta del poi.
L'autunno è la mia stagione.
Sono stata generata ad ottobre.
Ho concepito le mie figlie in questo periodo senza proprio programmarlo.
Inizia la scuola.
Acquisto l'agenda per il nuovo anno in questo periodo, mi piace scrivere ed annotare sulle pagine nuove e bianche.
Ripartono tutte le stagioni di sport e attività fisiche.
Comincio a preparare minestre, che adoro.
Riorganizzo le mie piante, trovo per loro una dimensione al "chiuso".
Riorganizzo le mie piante, trovo per loro una dimensione al "chiuso".
Sii come la fonte che trabocca e non come la cisterna che racchiude sempre la stessa acqua (Paulo Coelho)
venerdì 20 maggio 2016
A piccoli passi
A piccoli passi sta nascendo la mia stanza di terapia. Uno spazio fisico, ma anche emotivo e mentale che accolga me, le persone e il percorso insieme.
Un piccolo spazio dove stare bene, in cui sorridere e/o piangere, in cui poter riempire l'aria di silenzio e/o di parole. In cui potersi arrabbiare, sfogarsi, tirare fuori, ma anche tenersi dentro. Un luogo in cui ognuno è sicuro di trovare qualcuno che ti accoglierà e penserà che ogni persona vale, e ogni vita vale l'impegno di essere vissuta fino in fondo al meglio delle proprie possibilità.
venerdì 13 maggio 2016
Un mia recensione di "Adepti" Ingar Johnsrud (2015)
La fascia gialla di copertina creava già diverse aspettative "La nuova stella del crime scandinavo che tutti paragonano a Jo Nesbø. Venduto in 20 paesi". Mi sono detta che per essere un primo romanzo, gli editori sparavano parecchio alto. Forse mi ha stimolato una sorta di sfida a darne una mia personale valutazione, considerandomi una lettrice di Jo Nesbø e del "crime" di autori del nord Europa. Non posso nascondere che a me le sfide piacciono e stimolano parecchio.
Così approfitto dell'occasione di un regalo e ne acquisto una copia per un familiare, sapendo che poi l'avrei chiesto in prestito. La manovra, non proprio pulitissima, è stata colta dal malcapitato che ha rispedito al mittente e quindi, una volta "smascherata", me lo sono ritrovata subito tra le mani.
La trama mi ha preso parecchio, tanto che ci ho messo davvero poco a divorare 511 pagine, come avrà notato chi ha letto il post che racconta il mio mese di maggio.....
Difficile star dietro ai personaggi, forse perché i nomi scandinavi e/o norvegesi non risultano facilissimi ad una prima lettura. E in questo caso si assiste alla presenza di numerosi reti di persone in diversi contesti, quindi bisogna essere piuttosto concentrati e a volte ritornare indietro a qualche pagina precedente per fare una sorta di ripasso. Questa dinamica dei nomi mi era già capitata con la lettura di "Cent'anni di solitudine" di Gabriel García Márquez, ma in quel caso la difficoltà era sui nomi che si ripetevano uguali, tramandati di padre in figlio, ed era per me faticoso star dietro all'albero genealogico e capire chi fosse il padre, il figlio o il cugino. Ma in entrambi i casi ne sono uscita con qualche piccola soddisfazione.
Con Marquez ammetto di aver avuto qualche cenno di rinuncia, ma mi sono detta che non potevo perdermi un capolavoro, e in quel caso ho proprio portato a casa l'apprendimento che ad alcuni testi, ostici all'esordio, va dato tempo e fiducia per poi goderne la potenza dello sviluppo e del finale.
Tornando invece al nostro Ingar Johnsrud, non mi sembra di aver vissuto lo stesso percorso: nel senso che lo sviluppo mi ha coinvolto molto, ho sentito proprio la spinta ad andare avanti a capire, scoprire stimolando associazioni, ipotesi, ricerca di fatti. Ma il finale non è stato degno. Non ha avuto quella qualità di seguire uno sviluppo così avvincente. Mi sono presa una pausa di riflessione prima di permettermi di dare questa importante bacchettata al finale: mi sono chiesta se un finale aperto e/o enigmatico/ermetico per un giallo fosse incisivo e/o suggestivo e ho provato a esplorare le mie congetture e fantasie sulle possibili interpretazioni che mi si aprivano. Non so, forse la metafora che mi sembra azzeccata è quella "dell'amaro in bocca", puoi chiederti e accettare che il gusto amaro sia uno dei possibili effetti dell'esperienza umana, ma alla fine rimane l'amaro.
La lettura è semplice e scorrevole. La psicologia dei personaggi abbozzata e non affondata.
Mi è venuta voglia di rileggere Nesbø. A presto il secondo capitolo della saga "E' Ingar Johnsrud il nuovo Jo Nesbø?". Vi saprò dire.
Così approfitto dell'occasione di un regalo e ne acquisto una copia per un familiare, sapendo che poi l'avrei chiesto in prestito. La manovra, non proprio pulitissima, è stata colta dal malcapitato che ha rispedito al mittente e quindi, una volta "smascherata", me lo sono ritrovata subito tra le mani.
La trama mi ha preso parecchio, tanto che ci ho messo davvero poco a divorare 511 pagine, come avrà notato chi ha letto il post che racconta il mio mese di maggio.....
Difficile star dietro ai personaggi, forse perché i nomi scandinavi e/o norvegesi non risultano facilissimi ad una prima lettura. E in questo caso si assiste alla presenza di numerosi reti di persone in diversi contesti, quindi bisogna essere piuttosto concentrati e a volte ritornare indietro a qualche pagina precedente per fare una sorta di ripasso. Questa dinamica dei nomi mi era già capitata con la lettura di "Cent'anni di solitudine" di Gabriel García Márquez, ma in quel caso la difficoltà era sui nomi che si ripetevano uguali, tramandati di padre in figlio, ed era per me faticoso star dietro all'albero genealogico e capire chi fosse il padre, il figlio o il cugino. Ma in entrambi i casi ne sono uscita con qualche piccola soddisfazione.
Con Marquez ammetto di aver avuto qualche cenno di rinuncia, ma mi sono detta che non potevo perdermi un capolavoro, e in quel caso ho proprio portato a casa l'apprendimento che ad alcuni testi, ostici all'esordio, va dato tempo e fiducia per poi goderne la potenza dello sviluppo e del finale.
Tornando invece al nostro Ingar Johnsrud, non mi sembra di aver vissuto lo stesso percorso: nel senso che lo sviluppo mi ha coinvolto molto, ho sentito proprio la spinta ad andare avanti a capire, scoprire stimolando associazioni, ipotesi, ricerca di fatti. Ma il finale non è stato degno. Non ha avuto quella qualità di seguire uno sviluppo così avvincente. Mi sono presa una pausa di riflessione prima di permettermi di dare questa importante bacchettata al finale: mi sono chiesta se un finale aperto e/o enigmatico/ermetico per un giallo fosse incisivo e/o suggestivo e ho provato a esplorare le mie congetture e fantasie sulle possibili interpretazioni che mi si aprivano. Non so, forse la metafora che mi sembra azzeccata è quella "dell'amaro in bocca", puoi chiederti e accettare che il gusto amaro sia uno dei possibili effetti dell'esperienza umana, ma alla fine rimane l'amaro.
La lettura è semplice e scorrevole. La psicologia dei personaggi abbozzata e non affondata.
Mi è venuta voglia di rileggere Nesbø. A presto il secondo capitolo della saga "E' Ingar Johnsrud il nuovo Jo Nesbø?". Vi saprò dire.
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